In marcia verso l’Uomo

di Nunzio de Falco, Socio Fondatore, Presidente A .R. 1990-1991, Presidente Commissione Celebrazioni 35° Anniversario

Sì, davvero una serata rotariana felice quella della conviviale di martedì 11 ottobre, che avremmo dovuto trascorrere insieme ad Andrea MONDA, previsto conversatore sul tema dell’Amicizia nel Rotary”, che tuttavia, a causa di sopravvenuti impedimenti proprio all’ora della riunione, non ha potuto presenziare per intrattenerci sul delicatissimo argomento.

Felice perché, nonostante una non breve attesa per il ritardo involontario, certamente dovuto solo a disguidi di orario da parte di molti soci tra quelli poi arrivati (le conviviali hanno ora inizio alle 20 e non alle 20 e 30 del periodo estivo), e soprattutto nonostante la partecipazione — solo 14 presenti — da giudicare piuttosto scarsa per un incontro importante quale quello dedicato al valore fondativo del Rotary, e cioè quello che rappresenta “il valore del Rotary”, vale a dire “l’Amicizia”, il convivio è stato denso di nobili contenuti rotariani, propiziati dal nostro Presidente, e perciò stesso altamente formativo.

E, pertanto, non suoni offensivo, né tantomeno inopportunamente autolesionistico per i i nostro Club, il legittimo dubbio che forse l’abuso del termine “amicizia” e dell’appello rituale e sistematico, vorrei dire retorico, a ricercare ed a praticare l’amicizia, con parole che a taluni possono apparire vane ed astratte, debba aver annoiato non pochi soci, tanto da far loro ritenere prudente evitare una serata con il solito sermone del solito conversatore di turno; oppure che il valore dell’ “Amicizia”, e delle riflessioni da compiere intorno ad esso, non siano avvertiti come quella straordinaria risorsa dell’uomo, quel bene raro e prezioso che merita permanente e vigile meditazione e mai esaustivo approfondimento, da porre a base dì qualunque progetto umano, progetto che, nello straordinario mondo del Rotary, è vocazionalmente umanitario.

Tuttavia, poiché l’ottimismo tra noi rotaniani è una regola da far sempre prevalere, non rimane che dedurre che, fortunatamente, il sentimento dell’amicizia è cosi praticato e diffuso nel Rotary, in ispecie nel nostro club, che non occorra parlarne né analizzarne le innegabili problematiche.

Ma tornando alla conviviale, essa si è ben presto trasformata in una gratificante e costruttiva “Tavola Rotariana” perché improntata ad un confronto, non solo partecipato ma anche pacato ed in un clima di convinta condivisione, di appassionate opinioni espresse da molti dei presenti sotto la sapiente guida dei singoli interventi esercitata con estrema gentilezza da parte del Presidente in veste di moderatore.

Infatti, Giuseppe Vergara, per nulla persosi d’animo di fronte alla involontaria ed imprevista assenza del Conversatore, ha subito suscitato grande attenzione dei commensali mediante la lettura di alcuni passi di una delle lettere mensili dì Alfredo Focà, l’attuale Governatore del Distretto 2100 (Campania/Calabria); la lettera prescelta è stata quella relativa al mese di agosto, mese che ritualmente ciascun anno il Rotary dedica all’espansione, interna ed esterna, cioè all’accrescimento del numero dei soci di ciascuno dei club e del numero dei club del Distretto, dettandone i criteri, le modalità e gli scopi, da adottarsi in tutti i distretti del R.I., per meglio perseguire e soprattutto portare a compimento gli obbiettivi rotariani.

Lodevolissima l’iniziativa della lettura del messaggio mensile proveniente dalla massima Autorità del Distretto concernente i programmi e gli orientamenti del R.I. nell’espletamento delle Azioni di Servizio affidate al Distretto ed ai Club. Siamo certi che tale utilissima lettura mensile, elevata a regola interna, ci accompagnerà sempre nell’avvenire, anche mediante pubblicazione nel Bollettino mensile per coloro che non avessero dimestichezza con i mezzi telematici offerti da Internet, per essere una preziosa fonte di cultura e di essenza rotariana.

Pertinente e calzante allora la lettera mensile felicemente prescelta dal Presidente, lettera che, infatti, non solo si è rivelata quanto mai idonea ad illuminarci e guidarci nel non facile compito prioritario del consolidamento dei club e poi di una eventuale successiva cauta espansione attraverso l’ammissione di nuovi e sempre più valorosi compagni nell’ormai centenario viaggio intrapreso, si badi bene, da appena tre “amici” nel lontano 23 febbraio 1905, ma soprattutto ricca di spunti proprio in tema di “amicizia” nel Rotary.

Nella lettera il Governatore esordisce annunciando una necessaria inversione di rotta deliberata dal R.I., in base alla quale, diversamente da un deleterio e incontrollato recente passato di ammissioni ‘forzate”, che ha visto privilegiare la quantità e non la qualità, con l’inizio del secondo secolo di vita del Rotary si dovrà privilegiare nelle ammissioni (cooptazioni) la qualità sulla quantità, per cui “L’obiettivo di crescita consigliato è di un nuovo socio per Club”.

Appare evidente che l’obiettivo numerico auspicato dal Distretto, che intende porre un freno ad ammissioni troppo disinvolte ed affrettate, è quello “medio”, per cui, con i necessari correttivi derivanti dai club caso per caso, tale numero potrà essere anche superato, sempre, però, avendo d’occhio le classifiche da coprire, ai fitti di una maggiore proficuità delle iniziative di servizio, e non certo per ripianare le casse dei club — spesso vuote per inadeguatezza delle quote sociali, per eccessiva spesa conviviale e per inammissibile comportamento di “rotariani” che non pagano le quote -come, ahimè, per “forzare” ammissioni interessate, viene ancora sconsideratamente e pretestuosamente suggerito ed anche ostinatamente perseguito da soci aberranti: Questi “soci” — che affermano tra d’altro, compiacendosi di tale fortuna, che i club si sostengono grazie alle assenze, sicuramente non sono quelli che il R.I. definisce “di buon carattere”, giacché essi, svilendo la nobiltà dei fini del Rotary, arrecano grave nocumento alla comunità ed allo spirito rotariano.

Dal chè scaturisce che il requisito della qualità, da circa un decennio sistematicamente giudicato da tutti i Presidenti del R.I. e da tutti i Governatori tanto più irrinunciabile quanto più pressanti sono divenute Ie spinte numeriche indiscriminate, in questa lettera, amara ma garbatamente ferma, di un autorevole rotariano, sincero “amico” del Rotary, viene con determinazione lapidaria invocato e suggerito per tutte le condivisibili ragioni che, senza ipocrisie ed infingimenti bensì con crudezza per taluni scomoda, vengono elencate nella seconda parte dello scritto.
Valga per tutti ciò che scriveva il P.R.I. Bhichai Rattakul, nell’agosto del 2002, Mese dell’Espansione, quando„ nel prendere atto dell’abbandono dell’organizzazione, a partire dal 1998, di oltre 400.000 rotariani, affermava: «L’aumento dell’effettivo é importante, ma ancora più importante è l’acquisizione di soci qualiftcati, e sono convinto che l’attenzione alla qualità produca anche risultati quantitativi. Talvolta, (ora troppe volte! n.d.r.), l’entusiasmo di portare nuovi soci al Rotary ci fa dimenticare di portare il Rotary agli individui. Per questo, Vi incoraggio a leggere la sezione speciale sulla formazione e lo sviluppo dell’effettivo— Nella tradizione di Paul Harris, vi esorto anche a usare il sistema delle classifiche per garantire la diversificazione e l’equilibrio dell’effettivo, che dovrebbe riflettere la composizione della comunità di appartenenza.»

Tutti pensieri e suggerimenti ripresi e ribaditi dal nostro Governatore alla luce delle preoccupanti derive e delle distorsioni pervicaci ancora presenti nei club, per aver io stesso espresso i quali qualche anno addietro, in un momento di aberrazione, è stata rischiata la spaccatura del Club.

Queste considerazioni potrebbero apparire a qualcuno lontane dal tema dell'”Amicizia nel Rotary”, ma non lo sono affatto, come é intuibile e come si vedrà nel seguito.

E, infatti, Alfredo Focà impietosamente affonda il dito all’interno di alcune piaghe molto resistenti che avvelenano la vita dei club sottraendo ad essi forza per “servire”, e perciò appannano “`l’orgoglio e la dignità di appartenenza” dei soci, finalizzata ed alimentata dal ben operare, e seminano ignoranza e distorsioni dei valori e dell’immagine dei Rotary, dentro i club causando demotivazione e disaffezione; ma – ciò che è più grave – anche fuori dei club, ed in tale caso, non suscitando né attrazione n interesse, con la loro deleteria presenza, spingono lontano dai club anche potenziali più valide figure di uomini apicali, di acclarata rappresentatività nel territorio, che potrebbero arricchire i club, non di lustro né di censo, ma di preziosa forza operativa e di pubblica considerazione, che già a loro appartiene; questi uomini, con comportamento inconsapevolmente rotariano, ma in modo isolato e quindi meno produttivo, già operano a favore della società e nella società che ci circonda : è proprio e principalmente di essi che il Rotary ha grande bisogno, di essi il Rotary vuole servirsi per realizzare i suoi nobili ed ambiziosi scopi nel mondo.

Invece, da alcuni anni, si assiste ad un crescente affollamento dei club, fatto di nuovi soci solo perché amici, semmai di gioco o del mare, colleghi di lavoro, conoscenti, famigliari – con il rischio di farne circoli ricreativi o luoghi di allegra ristorazione o di evasione – o, peggio ancora, di persone con cui facilitare scambievoli affari o fini personali di carriera o di lavoro, e questo con presentazione di ruoli e requisiti spesso non rispondenti alla realtà e senza aver dato loro neppure le più sommarie informazioni sugli scopi e le regole del Rotary, ma solo stimolandone, ove mai occorresse, e soddisfacendone, per esplicita promessa fattane, l’ambizione di status ovvero di promozione sociale: cose che, invece, la semplice appartenenza ad un club e il distintivo non potranno mai dare a chi le persegue attraverso il Rotary, mentre potranno rappresentarne il riconoscimento giustappunto per utilizzarle in coloro che già le possiedono.

Infatti il vero Rotary non è fiera delle vanità o luogo di affari o di relazioni strumentali a certi obiettivi, non é “virtualità” ma “virtù”, non “apparire” bensì “essere», e cioè “servire’ il nostro prossimo: essere veri rotariani, infatti, significa servire il Rotary per servire gli altri e non servirsi del Rotary per servire se stessi, la propria famiglia o i propri amici. Al riguardo viene suggerito di sottoporsi spesso alla prova delle 4 domande che tutti dovremmo conoscere e sperimentare per verificare quanto effettivamente siamo rotariani.

La lettera si rivela cosi un vero documento – manifesto sull ‘”Azione Interna”, la prima via per servire al di sopra di ogni interesse personale”, prima perché essa, mediante la sua articolata e complessa struttura portante, che nulla tralascia e nulla lascia alla libera interpretazione, fornisce tutti gli strumenti oggettivi per informare e quindi formare e promuovere l’anima rotariana individuale e collettiva, chiamata ai grandi progetti in favore dell’Umanità; senza di essa non esiste il Rotary, quello cioè concreto dell’Azione Esterna rivolta all’Uomo che si sostanzia nelle altre quattro grandi vie dell’Azione professionale”, dell’Azione di interesse pubblico”, dell’Azione Internazionale” e, da qualche anno, anche dell'”Azione per le Nuove Generazioni”.

Ma quali sono i fenomeni negativi lamentati dai Club innanzi al Distretto che hanno indotto il nostro Governatore all’esplicito suo “Cahier de doleance” per spronare agli urgenti rimedi indicati nel prosieguo della lettera?

Sono la “scarsa assiduità” (ravvisabile nell’assenteismo vero e proprio, ma anche nel c.d. presenteismo e cioè presenza senza attenzione, interesse e rispetto per gli altri), nonché la “conflittualità all’interno dei club.”

E allora viene da domandarsi quali siano le cause di questi due perniciosi comportamenti. Esse sono molte, ma tutte principalmente riconducibili alla carenza di vera “amicizia rotariana” (aggettivazione della parola amicizia che mi piace adoperate giacché ritengo ne costituisca il sostanziale valore aggiunto), cioè quell’amicizia speciale che ruota intorno ad una progettualità comune scevra di individualismo e protagonismo; quell’amicizia reciproca, ricercata e donata, che può essere costruita da uomini ormai maturi solo sulla base di un comune sentire, cioè gioire e soffrire insieme, sulla base cioè di quella simpatia o meglio empatia che è naturale e prorompente quando si riscoprono somiglianza di indole, affinità elettive, corrispondenza di cultura propria arricchita da quella rotariana, di signorilità e senso dell’educazione, di sensibilità e rispetto umano, e, conseguentemente di volontà condivisa di agire con entusiasmo e sinergia per attuare progetti nell’interesse pubblico, quello che è il vero grande obbiettivo del Rotary.

Riguardo all’Amicizia nel Rotary”, Vi dico subito che voglio astenermi dalie solite citazioni dotte, semmai richiamando i contenuti del “Laelius seu de amicizia’” di Marco Tullio Cicerone o sviluppando il senso della massima millenaria “Amicus certus in re incerta cernitur” o altro ancora, perchè,oltre a non essere in tema, esse mi costerebbero la facile accusa, da parte di qualcuno, di gratuito sfoggio di erudizione; e tale accusa si aggiungerebbe alle altre provenienti da questi ben individuati “amici”, come quella in pubblica Assemblea o Consiglio Direttivo di “megalomania”, di presunzione di essere il “depositario della verità”, di ‘falsificazione” dello Statuto e del Regolamento del Club, approvati all’atto della fondazione del Club, da me invocati per sollecitarne la pedissequa osservanza e rafforzare così lo spirito rotariano; quello spirito molto spesso messo a rischio da serpeggianti distorsioni, dirottamenti ed equivoci causati dall’ignoranza di Rotary mista alla deleteria caparbietà nel raggiungimento di scopi personali: ciò che è la negazione totale del Rotary!

Ho affrontato tutto ciò con pazienza e perseveranza, senza mai negare il saluto o il sorriso ai soci in errore e questo interpretando il senso di
rotariana” che ora tento di delineare essendo certo della condivisione degli altri.

L’amicizia di cui invece parliamo non è quella dell’adolescenza e neppure quella della gioventù, purtroppo irripetibili, che tutti noi abbiamo avuto la gioia e la fortuna di conoscere, o anche quella che è presente nella vita di relazione e di frequentazione di tutti i giorni; essa è bensì quella ancora più nobile, perché razionalmente finalizzata, scaturente tra tantissimi uomini che, prima di entrare nel Rotary, non si conoscono o non si conoscono a fondo, e perciò costruita in un processo di identificazione e di riconoscimento nell’altro giorno per giorno, attraverso la scoperta di valori recati da ciascuno di noi per retaggio umano, culturale, professionale, imprenditoriale, artistico, socia [e, morale, civile, valori riconoscibili, godibili, utilizzabili per perseguire fini. altruistici di solidarietà e di umanità condivisi.

Tutti questi valori fanno del Rotary un’aristocrazia militante illuminata, una élite etica e pragmatica allo stesso tempo, quindi non fondata sul censo o sulla ricchezza o sul primaziato nella categoria (classifica) rappresentata, tanto meno sul solo semplice ruolo istituzionale o carica pubblica di vertice quando non siano sorretti dai valori richiamati e caratterizzati da comportamenti ed opere in favore della comunità; valori che muovono un esercito di eletti, di missionari, cioè di quelle speciali figure di filantropi che, da oltre cento anni, sono inarrestabilmente in marcia verso l’Uomo” e per l’Uomo”, animati dalla concezione antropocentrica che ha dato vita alla Associazione internazionale e planetaria cui apparteniamo, per realizzare il bene comune, da quello locale a quello globale, in uno scenario di fratellanza universale dei popoli.

Ed è per tutte queste ragioni che, nella visione del Rotary, l’Amicizia ha una duplice valenza, indifferenziata e sovrapponibile, e cioè quella di essere, allo stesso tempo, “mezzo” ed anche “fine”. Infatti, essa è il mezzo necessario, ma non sufficiente, da ricercare e diffondere all’interno dei club e tra i club, per amalgamare ed arricchire le singole individualità aumentando così la forza propositiva e progettuale del Rotary in un clima di condivisione dei Principi (statuto del R.I.) e delle Regole (Regolamento e Manuale di Procedura); ed è allora che essa diviene anche “il fine” perché, attraverso la promozione e lo sviluppo di “-relazioni amichevoli trai propri soci, per renderli meglio atti a «servire» l’interesse generale”, il Rotary è in grado di svolgere la sua alta missione altruistica, scopo e traguardo trasfigurato dell’amicizia” rivolta al mondo esterno che diviene amore del prossimo.

Il Rotary è dunque una chiesa laica tutta pervasa da “principi cristiani”, nella quale domina perciò alta la vera Politica, quella cioè del perseguimento costante, non dell’interesse personale o di parte, ma di quello, ed esclusivamente quello, della Polis, vale a dire della Comunità e perciò della tutela non rivolta solo alle sue istanze materiali ma anche a quelle dei diritti umani di elevazione morale, civile, sociale, culturale, in una parola la Politica dedita al Progresso dell’Umanità.
Questa significa che il Rotary non è casa nostra, intesa come luogo riservato dei nostri incontri, né tantomeno una cosa nostra, intesa come bene esclusivo che appartiene solo a noi rotariani, bensì la nostra casa di uomini quanto più liberi per poter servire, affrancati da ogni condizionamento, al di sopra di ogni interesse personale, aperta agli altri affinché, contribuendo a vincere le grandi sfide di tutti i tempi e cioè Healt, Hunger e Humanity, k tre H, ovvero Salute, Fame e Umanità che ancora affliggono il mondo, concretamente l’Umanità sia il nostro impegno ed il nostro obbiettivo finale.

Il Rotary non é dunque un’astrazione e noi Rotariani non siamo né dei visionari né degli idealisti illusi quando accettiamo la chiamata e con essa i valori e le responsabilità del Rotary, ma dei sognatori che, sull’esempio di Paul Harris e dei suoi pochi amici Fondatoti, con i fatti realizzano i loro sogni di solidarietà, e di aiuto nel mondo, come dimostrano la istituzione e la straordinaria attività della Rotary Foundation, la Campagna portata a termine della Polio Plus, il RYLA, i Volontari del Rotary, e tanto, tanto altro che in concreto ogni giorno porta i suoi frutti umanitari in moltissimi paesi del mondo; sicché i l Rotary meritoriamente siede ed opera come valido membro nell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Concludo, anche se a malincuore perchè vorrei esprimere ancora molte altre riflessioni maturate durante 26 anni di esperienze rotar iane, rivolgendo innanzitutto un vivo ringraziamento a Giuseppe Vergara per avermi, incautamente, chiesto una relazione sull’incontro dein 1 ottobre scorso, che forse avrei dovuto limitare nei confini della semplice cronaca, ma che poi, sotto la spinta della passione e della ragione, ho sviluppato oltre misura riprendendo i delicati e importantissimi argomenti. emersi durante la Tavola Rotariana e, tuttavia, non approfonditi dai presenti a causa del tempo limitato.

Allo stessa modo ringrazio Alfredo Focà per avermi offerto con la lettera di agosto gli spunti sintetici ma densissimi per meditare attentamente intorno ai fenomeni negativi per poterli combattere e neutralizzare, all’insegna
Rotariana, e, ancora ponendo prima di tutto a me stesso le domande “Perché Rotary”? e “Quale Rotary”?, temi che potremo sviluppare in un prossimo futuro, ringrazio in modo particolare coloro che, con la loro lettura paziente, mi onoreranno non solo della loro attenzione ma soprattutto delle loro riflessioni ulteriori e preziose che essi vorranno pubblicare su questo stesso Bollettino.

Nunzio de Falco
Socio Fondatore
Presidente A .R. 1990-1991
Presidente Commissione Celebrazioni 35° Anniversario